lunedì 28 gennaio 2013

Manifesto del Comitato del Lazio: "Non c'è più tempo per perseverare negli errori"


Ecco il testo del "Manifesto" redatto dal Comitato Regionale dei geometri del Lazio e inviato a tutti i collegi d'Italia. Nel cotesto poco rassicurante che vive la nostra professione questo documento mette l'accento sulle contraddizioni e sulle scarse prospettive che hanno contraddistinto il percorso della categoria. La necessità di  approdare ad un nuovo ordinamento che superi i limiti e le inadeguatezze del Regio decreto del 1929, impone un confronto tra i consigli dei collegi e con Cng, prima ancora che con le altre categorie professionali e con il legislatore. La manifestazione sulle competenze di Roma ha dimostrato la scarsa capacità di confronto fra gli organi di categoria. Le prossime elezioni del CNG dovranno individuare le figure meglio adatte a ricostruire il dialogo interno e a costruire il consenso intorno ad un nuovo progetto.


Manifesto del 23 gennaio 2013.
Partiamo e prendiamo spunto da quanto avvenuto nell’ultima assemblea dei Presidenti del 20 dicembre scorso con l’intervento del Comitato Regionale del Lazio che, in riferimento alla manifestazione sulle competenze del 26 settembre 2012, ha sottolineato la mancanza di spunti di particolare rilievo sulla nuova via indicata dal Consiglio Nazionale circa il consolidamento e l’attualizzazione delle storiche competenze attraverso la stesura di un nuovo regolamento da presentare alla categoria nel corso di un congresso.

A questo proposito per rispondere all’invito di formulare proposte, questo documento intende definire con la massima chiarezza quali siano per noi le priorità della categoria, per arrivare ad avere, tracciando un percorso condiviso, certezze sul futuro.

A nostro giudizio non possiamo chiedere al mondo della politica garanzie sulle competenze, senza dimostrare che il percorso che porta ad ottenere il titolo di studio che consente l’accesso alla nostra professione, sia specifico e costituito da una buona base di conoscenze scientifiche. Solo un bagaglio culturale adeguato e spendibile sul mercato del lavoro può dare la sicurezza necessaria sulle competenze del “Geometra del futuro” e sulla sostenibilità della categoria.

Sull’argomento “titolo di studio” il Consiglio Nazionale ha sempre tenuto un atteggiamento evasivo e sfuggente su alcuni quesiti fondamentali: la maturità ottenuta all’istituto tecnologico “Costruzioni, Ambiente e Territorio” sarà sufficiente per avere accesso alla nostra professione? Se sì, ancora per quanto? Esistono contatti con il Ministero dell’Istruzione per rivedere il programma di studio e/o per
avere un percorso di studio di livello universitario che, sebbene non dia come esito esclusivamente l’accesso al nostro albo, quantomeno ricalchi i tratti salienti che storicamente inquadrano la nostra professione e si proietti verso le materie che saranno proprie del geometra del futuro?

Riteniamo che ancora per poco tempo, ipotizziamo fino al 2020, la maturità ottenuta all’istituto tecnologico possa essere utile per accedere al nostro Albo; quanto prima sarà necessario arrivare ad un percorso formativo di livello universitario in modo che l’opinione pubblica identifichi la nostra categoria come una categoria di laureati. Nel frattempo sarà indispensabile lavorare alla modifica del D.P.R. 328/2001, per far sì che al geometra laureato vengano attribuite competenze del tutto simili a quelle degli iscritti nelle sezioni B degli ordini degli ingegneri e architetti, in piena legittimità alla luce del fatto che il geometra con un percorso universitario sosterrà un esame di Stato decisamente diverso da quello del diplomato.

Un obiettivo da non mancare assolutamente per evitare che la nostra resti una categoria di laureati solo sulla carta in quanto, a prescindere dal titolo di studio posseduto, tutti gli iscritti avranno sempre e comunque le competenze dei diplomati. Un Albo con due sezioni stimolerebbe una parte di quei laureati che oggi si iscrivono nelle sezioni B degli ingegneri o degli architetti ad iscriversi nel nostro Albo, avendo di fatto competenze uguali.

Tanto più urgente e necessaria appare questa battaglia per la parità delle competenze di fronte al fatto incontrovertibile che i contenuti dei programmi scolastici dell’istituto tecnologico “Costruzioni, Ambiente e Territorio“ risultano già fortemente compromessi per la notevole riduzione di ore di studio delle materie caratterizzanti la figura del geometra, quali la topografia, la scienza delle costruzioni e l’estimo, quindi non sufficienti a formare il geometra del futuro, nemmeno dopo il periodo di praticantato.

Il percorso di accesso all’Albo, proposto dal CNGeGL ed illustrato dal Presidente Savoldi nel corso dell’Assemblea del 20 dicembre scorso, che prevede l’apertura a quei diplomati che hanno seguito un programma di studio privo di materie quali la topografia, l’estimo, le costruzioni, il diritto, come giustamente osservato da alcuni in Assemblea, crea confusione e disorienta sia i giovani che i genitori nel momento in cui apprendono che nell’Albo dei geometri sono o saranno iscritti soggetti in
possesso di diplomi che hanno un programma di studio diverso da quello del CAT.

E’ grande il nostro sconcerto di fronte a una proposta che, oltre a sminuire la professionalità della categoria, insinua un dubbio: i geometri cosa fanno? Non è neanche condivisibile trincerare tale scelta dietro la motivazione, benché nobile, di salvaguardare la sostenibilità della Cassa di previdenza di categoria.

L’attuale proposta, secondo noi, non salvaguarda la Cassa, nè tantomeno gli attuali istituti tecnici che devono avere il nostro pieno sostegno, proprio in nome della loro specificità, magari organizzando negli stessi istituti il nuovo percorso universitario.

Ribadiamo la nostra convinzione dell’impossibilità di iscrivere nei nostri albi i diplomati del liceo tecnologico insieme a quelli usciti dall’artistico o dagli altri settori dello stesso istituto tecnico. E consideriamo altrettanto assurda la pretesa che, una volta iscritti all’Albo, saranno i Collegi a fare loro la formazione, un’ipotesi del tutto fuori dalla realtà per tanti motivi.

Innanzi tutto ci chiediamo: come potranno superare l’esame di Stato senza una preventiva formazione in materie quali la tecnologia delle costruzioni, l’estimo, la topografia ed il diritto? E poi, a che titolo e con quale legittimità il CNGeGL pretende di assumere la veste e i compiti di ente formatore sostituendosi agli istituti scolastici e universitari? Il Consiglio Nazionale e i Collegi sono deputati alla formazione continua necessaria per accrescere e mantenere aggiornato il bagaglio culturale del professionista, oppure devono svolgere il ruolo che compete agli istituti di istruzione?
Noi propendiamo per la prima ipotesi.

A tal proposito le novità introdotte dal D.P.R. 137/2012 da un lato rafforzano alcune linee strategiche già individuate con lungimiranza dalla categoria alcuni anni or sono, come la formazione continua appunto, dall’altra introducono nuove problematiche quali l’obbligo di svolgere un periodo di tirocinio anche per i laureati (tirocinio post laurea) che rischia di essere rovinoso per la categoria: i laureati triennali, già poco presenti tra i nostri colleghi per i motivi sopra esposti, saranno maggiormente demotivati ad iscriversi al nostro Albo dovendo svolgere un ulteriore anno di tirocinio
oltre al periodo già svolto in ambito universitario; obbligo che viene meno con l’iscrizione nelle sezioni B degli ordini degli architetti o ingegneri.

Come accennato per noi la priorità è il titolo di studio: il D.P.R. 137/2012 offre la possibilità di stipulare convenzioni con le università per il riconoscimento reciproco dei crediti formativi professionali e universitari. Fare formazione professionale ed acquisire crediti universitari consente ai professionisti già iscritti di ottenere il diploma di laurea ed innalzare quindi il livello della categoria. Occorre evidenziare che specifiche direttive europee obbligano al possesso della laurea di 1° livello per esercitare la libera professione, ma di tale circostanza non c’è traccia nella proposta
di riforma del CNGeGL illustrata durante l’assemblea dei Presidenti dello scorso 20
dicembre.

Non va ignorata, anzi è divenuta una priorità, la necessità di ottenere un percorso formativo di livello universitario che consenta l’accesso alla nostra professione. Un percorso universitario che veda tra le materie obbligatorie quelle che sono caratterizzanti la nostra professione:
COSTRUZIONI (scienza delle costruzioni, tecnologia dei materiali, geologia e geotecnica, sicurezza nei cantieri, riuso del costruito).
AMBIENTE (acustica, efficienza energetica, tutela del territorio e delle aree protette).
TERRITORIO (topografia, estimo catastale e civile, fondamenti di urbanistica).

Un percorso così strutturato ha più probabilità di rivedere riconosciute competenze che al momento sono messe in discussione da provvedimenti giurisprudenziali. Oggi ci vengono contestate competenze professionali nel campo della progettazione edilizia ed in quella strutturale, in quella impiantistica, mettendo così a rischio la possibilità di rilasciare le attestazioni di certificazione energetica, oltre a limitazioni nell’estimo e perfino nella topografia

Un percorso fruibile dai colleghi già iscritti e per quelli che, anche provenienti da percorsi liceali diversi dall’istituto tecnologico “Costruzioni, Ambiente e Territorio”, vogliono abbracciare la nostra professione. Soprattutto per questi ultimi devono essere trovate forme incentivanti per attirarli verso quel percorso che consente l’iscrizione ai nostri Albi (prestito d’onore garantito, agevolazioni previdenziali, ecc.); salvaguardare e incentivare le iscrizioni all’Albo vuol dire garantire la sostenibilità della nostra Cassa di Previdenza.

E’ improcrastinabile infine riscrivere l’articolo 16 del R.D. 274/1929, in modo che sia chiaro quali siano gli ambiti della nostra attività. Non è retorica ripetere che per avere maggiori certezze, visto l’altalenante andamento delle sentenze giurisprudenziali sulla nostra attività professionale, occorre trovare la sintesi del problema di concerto con le forze politiche e gli ordini professionali concorrenti. Soprattutto con questi ultimi occorrerà concertare una proposta equilibrata, che non leda i diritti, le
spettative e le prerogative di ciascuno. Solo così la classe politica potrà prendere in seria considerazione le nostre richieste.

Per troppo tempo abbiamo creduto in forme alternative di accesso all’Albo, come gli ITS, che si sono rilevati difficili da strutturare per la presenza di soggetti pubblici e di privati che mirano a formare un tecnico con competenze troppo specifiche che non sono sufficienti sia per superare l’esame di Stato che per vedersi garantita una autonomia economica. Il tecnico formato nell’ITS è quindi un tecnico deputato a trovare impiego nel settore dell’impresa o dell’industria, ma non nella professione.

Occorre quindi una decisa sterzata alla politica della categoria e soprattutto occorre individuare un indirizzo univoco da perseguire con politiche coerenti messe in campo da entrambe le istituzioni nazionali. Solo per fare un esempio fino a pochi mesi or sono la soluzione alle nostre problematiche era rappresentata dalla fusione con i Periti Industriali; il 20 dicembre abbiamo appreso che il progetto è fallito e la motivazione riferita è legata al fatto che loro hanno scelto la laurea quale titolo per l’accesso all’Albo. Anche in questo caso per lungo tempo abbiamo cercato di raggiungere invano un obiettivo, fallendo miseramente e soprattutto abbiamo perso del tempo prezioso investendo risorse, come il rapporto CENSIS, che alla fine sono risultate vane.

Ci auguriamo che nel programmato congresso di categoria ci sarà la possibilità di discutere su una proposta formulata dal CNGeGL, più coerente di quella accennata in assemblea, e soprattutto trasmessa con congruo anticipo ai collegi territoriali che si troveranno inevitabilmente a coinvolgere
la base affinché, le proposte formulate dai vertici di categoria siano condivise.

Non c'è più tempo per perseverare negli errori. I tentativi e le soluzioni fin qui prospettate hanno sgombrato il campo dalle illusioni e dalle facili soluzioni. È necessario costruire il consenso intorno ad un nuovo progetto. Le considerazioni contenute in questo documento, se condivise, possono costituire il punto di partenza e la direzione da intraprendere verso la riforma della nostra categoria. Aspettiamo con la massima apertura e disponibilità al confronto la voce degli altri collegi e
organismi di categoria.

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